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Fiocco Blu a novembre, il mese della prevenzione del tumore alla prostata.
Il tumore alla prostata è la neoplasia più diffusa nel maschio. La diagnosi precoce con il dosaggio del PSA e una visita urologica riducono la mortalità.
Questo è in assoluto il più diffuso nel maschio: colpisce la fascia adulta-anziana della popolazione a partire dai 50 anni di età.
Essendo una malattia ad andamento subdolo, nelle sue fasi iniziali non presenta sintomi. In Italia colpisce ogni anno 37.000 persone ed è causa di morte per 7.000 maschi. Se ottobre è il mese dedicato alla salute e alla prevenzione delle malattie che colpiscono le donne ("ottobre rosa"), dal 2003 novembre è stato dichiarato il mese per la sensibilizzazione sulla salute maschile ("novembre azzurro"). In tutto il mondo si svolgono convegni e iniziative promossi dalla fondazione “Movember” e dalle più importanti società scientifiche internazionali, al fine di promuovere stili di vita adeguati alla salute maschile e l’importanza della diagnosi precoce del tumore della prostata.
Purtroppo, numerose ricerche hanno dimostrato che ancora oggi molti maschi sono restii ad eseguire controlli preventivi. Questo preoccupante fenomeno è amplificato dagli effetti della pandemia COVID in corso. La paura di recarsi dal medico o in ospedale rischia di produrre un importante ritardo diagnostico nei confronti delle patologie oncologiche e, in particolare, del cancro alla prostata.
Il tumore della prostata dopo i 50 anni colpisce 1 uomo su 8, ha un andamento asintomatico nella fase iniziale della malattia ma può essere sospettato eseguendo un semplice prelievo del sangue (il PSA) rivolgendosi al proprio medico curante e, se necessario, all’urologo.
I fattori di rischio sono:
In Italia sono quasi 500.000 i pazienti con diagnosi di tumore alla prostata, considerando i guariti che effettuano controlli e quelli che sono in cura per questa malattia.
L’arma più efficace che abbiamo a disposizione è la diagnosi precoce, con il dosaggio del PSA annuale e, se necessario, la visita urologica. Diagnosticando questa malattia nella sua fase iniziale è possibile eseguire trattamenti mirati e poco invasivi volti alla guarigione del paziente.
Dr Stefano Zaramella